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Riparte il procedimento della Corte dei Conti della Lombardia sulla Serravalle

MILANO SERRAVALLE

Riparte il procedimento della Corte dei Conti della Lombardia sulla Serravalle.
L’operazione Serravalle riporta Penati in aula: «Danno da 100 milioni»
Alla prima udienza del 2 aprile  2014 sui presunti danni erariali per l’ acquisto delle azioni Serravalle fatta dalla Giunta Provinciale guidata da Filippo Penati, la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Lombardia sospende il procedimento contabile, motivandolo che si deve attendendere degli esiti del processo penale in corso al Tribunale di Monza.
Il Procuratore Capo della Corte dei Conti Antonio Caruso si oppone a questa decisione facendo ricorso alla decisione di sospendere il procedimento contabile.
Il 16 settembre 2014 le sezioni riunite della Corte dei Conti, accolgono il ricorso presentato dal procuratore regionale Antonio Caruso e dai sostituti Adriano Gribaudo, Alessandro Napoli e Luigi D’Angelo, con il quale era stato impugnato il provvedimento di sospensione del processo.
Quindi il processo ripartirà con queste motivazioni “i procedimenti di responsabilità di danno erariale sono autonomi rispetto ai procedimenti penali”.
Il procedimento riguarda l’operazione di acquisto del 15% della Milano-Serravalle da parte della Giunta Provinciale di centrosinistra in carica tra il 2004 e il 2009  guidata dal Presidente Filippo Penati, e di otto membri della giunta provinciale e dell’ex segretario generale Antonino Princiotta, dal Gruppo Gavio, pagando 8,9 euro per ogni azione, a fronte del prezzo di acquisto delle azioni da parte del Gruppo Gavio, che le acquistò poco tempo prima al costo di 2,9 euro per azione. La Provincia pagò al gruppo piemontese 238 milioni di euro per il 15 per cento delle azioni, mettendo tra l’altro a garanzia del pagamento l’intero pacchetto di sua proprietà dell’autostrada. Gavio ottenne così una colossale plusvalenza da 179 milioni, e i magistrati di Monza ipotizzarono che parte di quella cifra fosse stata retrocessa a Penati e ad altri politici.
Secondo la Procura della Corte dei Conti questo acquisto ha provocato un danno erariale complessivo di oltre 100 milioni di euro.
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