UN ALTRO IMPUTATO ECCELLENTE È PASSATO PER SESTO SAN GIOVANNI A FARE AFFARI

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UN ALTRO IMPUTATO ECCELLENTE È PASSATO PER SESTO SAN GIOVANNI A FARE AFFARI. OGGI È IN CARCERE PER ASSOCIAZIONE IN TURBATIVA D’ASTA PUBBLICA E ALTRI REATI PER EXPO 2015 E PER LA CITTÀ DELLA SALUTE E DELLA RICERCA DI SESTO SAN GIOVANNI.

Al funerale di Diego Cotti, costruttore, massimo promotore dell’Associazione Imprenditori Nord Milano (AinordMilano), testimone nelle indagini sulle presunte tangenti girate a Penati ((Pd) da parte del costruttore Giuseppe Pasini per poter costruire sulle aree delle ex acciaierie Falck, viene rivelato da fonte quanto mai accreditata che una delle principali ditte della cupola, che partecipava alla turbativa delle gare di appalto per gli ospedali lombardi, per Expo 2015 e per la Città della Salute e della ricerca di Sesto San Giovanni, realizzò a suo tempo i capannoni all’interno della piccola area dismessa Falck Concordia tra viale Italia e viale Edison a Sesto San Giovanni.

Come noto, a maggio 2014 i magistrati milanesi hanno fatto scattare avvisi di garanzia e arresti a carico dei “sodali” del Circolo Culturale Tommaso Moro in via Andrea Doria, Milano, in quanto questa onlus, secondo i pm, serviva da paravento e base per assegnare appalti milionari da parte di società a capitale pubblico come Infrastrutture Lombarde a ditte amiche come, per esempio, la vicentina Maltauro. In cambio gli “associati” ottenevano tangenti. A propria volta, tramite amicizie politiche su tutti i fronti (destra, sinistra e centro), il gruppo del Tommaso Moro s’industriava per ricambiare i pubblici ufficiali preposti alla organizzazione di tali gare turbate con avanzamenti di carriera e con l’ottenimento di posti di prestigio sempre nel parastato (Anas, per esempio). Il maestro d’orchestra di tutte queste operazioni illecite sarebbe stato quel Gianstefano Frigerio pluricondannato all’epoca di Mani pulite, ma per nulla tramontato quanto a faccendiere. Oltre che in ottime relazioni anche con i politici di vent’anni dopo.

Bene, racconta l’informatore che la cooperativa a cui furono assegnati i lavori sull’area Falck – Concordia su progetto dell’allora società pubblica Agenzia Sviluppo Nord Milano (poi diventata Milano Metropoli ed infine chiusa un paio d’anni fa) solo recentemente avrebbe visto concludere la lunga causa vincente intentata contro la ditta di cui sopra, quella della “cupola”. La causa partì nel 1998 (quindi sedici anni fa) e partì per via di carenze nell’edificazione di quei manufatti industriali. La ditta ha dovuto rimediare: naturalmente gratis.

“Ora capisco tante cose” chiosa l’esimia voce. Ma, “capito” che cosa? Che la ditta fu imposta dal Sistema Sesto che allora, con Penati in sella alla guida di Sesto San Giovanni, era florido, potente e perfino più apprezzato che mai? Le ditte “favorite” dalla cupola di Frigerio, come anticipato, secondo i pm avrebbero pagato tangenti per il servizio a proprio vantaggio. E’ azzardato quindi immaginare che anche per far costruire i capannoni sulla Falck- Concordia a certi e non ad altri furono sganciati quattrini di nascosto? Non lo sapremo mai. Di certo c’è solo che il capitolo del “Il Sistema Sesto” di La Corte-Fabbri intitolato “Tutti a Sesto” andrebbe aggiornato con un altro approdo in terra sestese di dubbia eticità imprenditoriale. Al centro sempre… gli affari per lavori edilizi. Peraltro, a quanto pare, male eseguiti.

Le indagini sui protagonisti del Sistema Sesto partite nel 2011, però, finiranno in nulla: per via delle prescrizioni accelerate dalla legge Severino (governo Monti) riguardo ai reati di concussione per induzione (Penati, Agnello, Salami, Vimercati), ma anche perché il tribunale di Monza con 13 magistrati in servizio e 16 mila cause da gestire non può umanamente fare di più di quanto già eroicamente ha fatto. Presumibile che alla fine l’unico politico del Sistema per cui la giustizia avrà compiuto il suo corso sarà proprio l’ex assessore Pasqualino Di Leva, che ha patteggiato carcere e soldi.

Gli autori del Sistema Sesto (Termidoro ed.) lo incrociano (Di Leva) in bicicletta proprio in prossimità di Sesto Marelli, confine sud con Milano, in una luminosa giornata di giugno 2014. E il pluriassessore delle amministrazioni di Giorgio Oldrini (2002-2012) li saluta ironicamente ma allegro: da vero guaglione come la fama storica lo vuole. Era assente al funerale di Cotti, pur essendogli in qualche modo debitore per la visibilità, anzi per il primo piano offerto da Cotti a Pasqualino come editorialista di prima pagina quando questi era assessore al bilancio, all’edilizia, al commercio, alle partecipate della prima giunta di Giorgio Oldrini (2002-2007) però amava anche scrivere sui giornali. Cotti controllava in quegli anni il quindicinale Il Diario, nel 2006-7 passato al romano Edoardo Caltagirone (Falck Vulcano). Insieme all’altro periodico di Caltagirone (La Gazzetta di Sesto) sarà poi chiuso definitivamente nel 2012 nel pieno della tempesta giudiziaria a carico di Penati e un po’ anche del successore Oldrini forse anche perché macchiati dal sospetto che al nuovo proprietario delle aree Falck (Luigi Zunino), per consentirgli di costruire su quelle aree (e forse di costruire più del lecito), sarebbe pure stato richiesto di finanziare quei due giornaletti gratuiti, faziosi, ma molto a cuore di Pasqualino.

Faceva parte di una giunta diessina e rifondarola, Di Leva, però in quegli articoli sparava duro contro il governo Prodi, contro le liberalizzazioni di Bersani e perfino contro i Ds stessi (poi Pd), mentre Rifondazione Comunista lo invitava ai convegni sull’energia in qualità di esperto con la E maiuscola. Era in effetti un ex-dipendente di Enel, e sul Diario sfoggiava competenze da tuttologo e immaginava per Sesto un futuro di polo dell’energia. Nel 2007 figurerà tra i fondatori del Partito democratico sestese anche se l’evidenza affermava che col Pd non condivideva nulla. Perché allora l’allora sindaco sestese Giorgio Oldrini lo volle nel calderone del nuovo partito? Che cosa portava di tanto prezioso nella nuova compagine politica quell’uomo già molto chiacchierato?

Davvero i dieci anni di Giorgio Oldrini (2002-2012) finiti con le indagini e gli arresti, le tangenti e le dimissioni a raffica di assessori e dirigenti comunali dovrebbero diventare un film. Il genere dell’ultimo di Virzì (Il capitale umano), ma ancora più comico e feroce. Oltre a ragioni geografiche (siamo nel profondo Nord e alle porte con la Brianza del film) come nell’opera di Virzì, del resto, c’è il motivo comune del teatro e della cultura piegati agli interessi immobiliare. Nel Capitale umano si sacrifica un teatro per fare appartamenti, cioè quattrini; a Sesto San Giovanni nel periodo Oldrini i teatri riciclati in mattone da vendere sono stati ben due. Ad eccezione del Cinema Rondinella, le sale cinematografiche (che in un paio di casi erano pure teatri) a Sesto sono sparite tutte. Non si fa neanche più il cinema estivo. La città è diventata un compiuto quartiere dormitorio di Milano tanto da chiedersi: ma non sarebbe il caso di fonderla anche amministrativamente per risparmiare un po’?

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