FILIPPO PENATI SON FURBO SON PRESCRITTO .

1 penati sorridente                     SAVIANO ROBERTO

FILIPPO PENATI PRESCRITTO
Penati dichiara sui media a maggio 2013 che non vuole la prescrizione  ma furbescamente non si presenta in aula davanti a i giudici  , scatta  allora la prescrizione. Roberto Saviano tira le orecchie a Penati , in un intervista e su facebook dichiara  «Se voleva rinunciare alla prescrizione – osserva l’autore di Gomorra – Penati avrebbe potuto farlo subito. Salvando non solo la sua dignità, ma quella di un intero partito, che dopo questa vicenda è smarrita».

Oggi 27 febbraio la Corte di Cassazione conferma la prescrizione  per Filippo Penati, l’ex presidente della Provincia di Milano finito sotto processo con l’accusa di concussione per le presunte tangenti relative alla riqualificazione delle aree Falck-Marelli dismesse nel Comune di Sesto San Giovanni. La sesta sezione penale della Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso con cui Penati chiedeva di annullare la sentenza di prescrizione pronunciata il 22 maggio 2013 dal Tribunale di Monza. Penati e’ stato condannato a pagare le spese processuali ed a versare mille euro alla Cassa delle ammende. Il sostituto pg della Suprema Corte, Giuseppe Volpe, aveva stamane, nella sua requisitoria, sollecitato il rigetto del ricorso. .

Tratto dal libro
Parliamo di Filippo Penati e altri tre legati al mondo delle cooperative emiliane coinvolti in concorso per le presunte miliardarie tangenti (il conto va fatto ancora in lire) in relazione alle aree Falck, quando queste erano, o stavano diventando, di proprietà di Pasini. Un ruolo importante in questa seconda evoluzione dell’iter investigativo e processuale l’ha svolto la legge anticorruzione varata dal governo Monti nel 2012, nella quale viene distinto il reato di concussione per induzione, prima inesistente, attribuendo ad esso pene e tempi di prescrizione ridotti rispetto alla concussione tout court. La modifica, votata da Pd, Pdl e Unione di centro (la famosa “strana maggioranza”), cade perfetta per Penati e gli altri tre. Il che, peraltro, induce a ipotizzare un probabile destino analogo per quanto riguarda il rimanente delle indagini e dei restanti filoni. A discapito della individuazione della verità processuale e, naturalmente, con gran gioia dei relativi protagonisti-imputati.

«La notizia dell’imminente prescrizione dei reati relativi al processo al cosiddetto Sistema Sesto», osserva Roberto Saviano, l’autore di «Gomorra», nel suo profilo Facebook all’indomani della notizia della presumibile fuoriuscita dal processo sul Sistema Sesto per il filone Falck dell’eminente rappresentante del Pd, «dimostra come la logica berlusconiana delle leggi ad personam ha infettato anche l’opposizione e il suo partito più rappresentativo. I dirigenti del Pd non potevano non sapere quali effetti quella norma introdotta nel decreto anticorruzione avrebbe prodotto sulla vicenda processuale che coinvolge Filippo Penati».
27 febbraio 2013. Scatta la prescrizione. Scrive il Giorno del 4 marzo: «Inchiesta dimezzata. Escono dal processo gli uomini della Ccc, Degli Esposti, Salami e Agnello accusati di aver percepito 2,4 milioni in consulenze non effettuate (in pratica tangenti per la politica). Li libera dal processo la legge 190/2012 che spacchetta il reato concussivo, prevedendo la concussione per induzione (art. 319 quater, semplice e non costrittivo invito a pagare o altro), per la quale le pene diminuiscono da 4-12 anni a 3-8 anni e i termini della prescrizione da 15 a 10». Per Penati e Antonino Princiotta il processo è iniziato a metà maggio 2013 con il rito abbreviato, ma il reato principale contestato all’ex sindaco sestese, ovvero tangenti in relazione all’avvio dei lavori sulle aree ex industriali Falck e Marelli, rientra nella tipologia della concussione per induzione. L’ex sindaco sestese, peraltro, aveva promesso che avrebbe rinunciato «alla prescrizione se il ddl anticorruzione avrà effetto su qualche reato. «Ho già più volte detto che chiederò il rito immediato perché, dopo 28 mesi di indagini, voglio il processo», ma, stando a quanto pubblicato da Repubblica il 5 marzo 2013, parrebbe aver cambiato idea. «La decisione del gup di due giorni fa – dichiara Penati nell’articolo – non mi riguarda, non voglio commentare. Io ho chiesto il rito immediato. Aspetto di essere processato. Non so se le mie posizioni andranno in prescrizione, deciderà il giudice».

14 maggio 2013. Filippo Penati conferma la sua volontà di non avvalersi della prescrizione regalatagli dalla citata riforma anticorruzione dell’ex ministro Paola Severino (governo Monti). «Ho già dato prova di non volere la prescrizione con l’opposizione presentata ieri in aula dai miei legali. Se dovesse essere accolta l’opposizione alla richiesta di prescrizione dei pm, il processo potrà proseguire anche sui fatti di 13 anni fa», dichiara al Corriere della Sera del 15 maggio 2013. In realtà, però, tale opposizione figurerebbe non ancora inoltrata, perché, spiega il legale stesso di Penati, l’avvocato Matteo Calori, la richiesta dei pm al collegio giudicante di esprimersi al riguardo è stata avanzata in base all’articolo 129 del codice di procedura penale, quello che regola l’obbligo di dichiarare «le immediate cause di non punibilità». In base a questa norma, se la prescrizione verrà dichiarata, precisa il legale, Penati si opporrà, ma, come d’obbligo, solo «tramite ricorso in Cassazione», cioè successivamente. «Nel caso invece il collegio pronunciasse la prescrizione in base all’articolo 469 del codice di procedura penale, che disciplina “il proscioglimento prima del dibattimento”, allora potremo opporci alla prescrizione direttamente davanti a giudici di Monza, e così faremo».

22 maggio 2013. Filippo Penati rinuncerà davvero alla prescrizione, come a più riprese promette ai media, a quella prescrizione che la ministra Paola Severino (governo Monti) gli ha offerto con la sua legge anticorruzione 190/2012? La domanda è d’obbligo, e pure i dubbi. Di certo, per ora, è possibile rispondere solo osservando che all’udienza del 22 maggio 2013, nel corso della quale avrebbe dovuto semplicemente essere presente e annunciare l’intenzione di andare avanti, di non sottrarsi al giudizio della corte, Penati non c’era. «Il suo avvocato, Matteo Calori – racconta Repubblica TV del 22 maggio 2013 – è stato invitato dal presidente della corte a raggiungere telefonicamente il suo assistito, ma i tentativi sono stati senza esito. A questo punto il presidente ne ha decretato la prescrizione. E il suo legale è uscito da una porta laterale, evitando così le domande dei giornalisti». Provvederà alla bisogna, assicura alla stampa, quando il processo approderà in Cassazione, prendendosi però, a stretto giro di Facebook, la tirata d’orecchi del solito Saviano. «Se voleva rinunciare alla prescrizione – osserva l’autore di Gomorra – Penati avrebbe potuto farlo subito. Salvando non solo la sua dignità, ma quella di un intero partito, che dopo questa vicenda è smarrita».

 

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